L'ALLENATORE OLIMPICO: quali tratti caratteriali deve possedere?

Fare il coach è un mestiere molto difficile, oltre a conoscere contenuti tecnici di alta specializzazione, deve essere un po' psicologo, deve fare squadra con ogni atleta e con la squadra, deve possedere una sensibilità fuori dal comune e nei momenti più difficili deve mantenere la calma proprio quando tutti l'hanno già persa. Insomma anche qui ritroviamo alcuni tratti caratteriali tipicamente di formazione mindfulness.

Molti allenatori di categorie giovanili, si ispirano ai grandi allenatori olimpici, paragone del tutto sbagliato perché in età giovanile non bisogna anticipare le tappe, va data massima importanza all'aspetto ludico della disciplina sportiva, bisogna dare evidenza ai valori nobili dello sport come il rispetto dell'avversario, il rispetto delle regole di gioco, la puntualità nel presentarsi agli allenamenti, la capacità inclusiva con i compagni di gioco e cosa che sfugge molte volte, se l'atleta non vince o non è performante poco importa, va data massima attenzione alla possibilità di aver imparato qualcosa dal "momento difficile", miniera ricca di informazioni preziose così come può essere una malaugurata sconfitta.

L'allenatore olimpico per quanto possa essere preparato tecnicamente si ritrova a dover gestire situazioni caratteriali molto difficili, sicuramente con i suoi atleti ma soprattutto con la propria personalità.

Un interessante studio inglese del 2021 condotto dalla Università John Moores di Liverpool ha pubblicato risultati molto curiosi riguardanti allenatori di nuoto di diverse nazioni mettendo a paragone quelli che hanno vinto medaglie d'oro con quelli che non hanno vinto.36 allenatori olimpici sono stati sottoposti ad un questionario, allenavano complessivamente 169 nuotatori i quali hanno vinto 352 medaglie olimpiche, di cui 155 medaglie d'oro. Dei 36 allenatori, 21 erano significativamente più piacevoli, avevano una maggiore percezione delle emozioni, erano più bravi a gestire le proprie emozioni ed erano meno machiavellici e narcisisti rispetto ai 15 colleghi. I due gruppi di coach non hanno mostrato differenze significative nei livelli di coscienziosità, apertura all'esperienza, estroversione, nevroticismo, psicopatia, gestione di altre emozioni o utilizzo delle emozioni.

Quindi l'allenatore olimpico vincente deve piacere, deve entrare in empatia con l'atleta, è molto sensibile, riesce a percepire ed interpretare le proprie emozioni (#mindfulness), allo stesso modo è dotato di una intelligenza emotiva molto forte a tal punto da anticipare le emozioni e le reazioni dei propri atleti in modo da relazionarsi nel modo più corretto. Non adotta comportamenti polemici nei momenti di difficoltà così come non ricorre a soluzioni d'astuzia e senza scrupoli mancando di rispetto agli avversari e alle regole del gioco. Non è il centro esclusivo del proprio interesse e ammirazione disprezzando nel contempo l'operato dei propri colleghi.

fonte:

Olympic coaching excellence: A quantitative study of psychological aspects of Olympic swimming coaches

(G. M. Cook, D. Fletcher, M. Peyrebrune, 2021)

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Allenare non è una scienza, è un'arte. Ci sono contenuti scientifici, ma è un'arte. La parola chiave è equilibrio: tra autorità e comprensione, per esempio. Non trovi mai un punto giusto, è una ricerca continua, devi essere motivato. Sei un po' come un attore comico: quando si apre il palcoscenico devi far ridere, qualunque cosa ti sia capitata prima. Tu crei emozioni, non trasmetti solo nozioni: e questo va allenato, perché c'è anche un'intelligenza emotiva. Se sei pessimista, fare l'allenatore è quasi impossibile. L'ottimismo serve. Il che non significa pensare che se facciamo tutto benissimo vinciamo di sicuro: c'è anche l'altra squadra. Non basta fare le cose bene, dobbiamo farle meglio degli altri."

Julio Velasco, allenatore argentino di volley