SINDROME DA RIDOTTA PRESTAZIONE INSPIEGABILE: Overtraining
SINDROME DA RIDOTTA PRESTAZIONE INSPIEGABILE


Col termine più nuovo: sindrome da ridotta prestazione inspiegabile comunemente conosciuta come overtraining (sovrallenamento) si intende uno stato atletico-prestativo a ridotta performance. La diagnosi la fa lo specialista della medicina sportiva, la prevenzione la fa il tecnico, ancora meglio se è dottore in scienze motorie.


Per comprendere cosa accade a livello fisiologico, bisogna conoscere molto bene i meccanismi di adattamento allo sforzo secondo leggi ben conosciute nella metodologia dell’allenamento. L’atleta durante la seduta di allenamento è posto in una condizione catabolica causata da stress indotto. Se lo stress non è sufficiente, cosa poco probabile, non può esserci adattamento o supercompensazione diversamente se è adeguato, dopo una situazione di temporaneo stato di affaticamento ed alcune ore di recupero, l’atleta si riporta alle condizioni fisiologiche iniziali con un piccolo margine di miglioramento, oppure se lo stress è stato superiore alla sua portata come può essere una gara o lavori massimali, può non esserci adattamento o i tempi di recupero sono decisamente più lunghi.
Questo fa subito capire come eventi importanti ravvicinati, carichi di lavoro mal distribuiti, ridotte ore di sonno per problemi personali o di lavoro, una alimentazione disordinata o non adeguata, possono innescare uno stato “morboso” di affaticamento. A livello amatoriale, questo fenomeno ha una maggiore incidenza per diversi motivi: pianificazione degli allenamenti “fai da te”, CARICHI INTERNI difficilmente misurabili come impegni di lavoro, famiglia, stati influenzali non ancora manifestati,… Diversamente è più difficile sbagliare la somministrazione dei CARICHI ESTERNI, oggi un moderno preparatore riconosciuto dalle federazioni, conosce molto bene la somministrazione dei carichi allenanti grazie ai sistemi di monitoraggio di tipo parametrico come il TSS (Training Stress Score) su base potenza, IF (Intensity Facotr) su base intensità allenamento, SF (Suffer score) su base risposta cardiaca, con cui è possibile pianificare secondo una regolare progressione di carico i piani di allenamento o quantomeno monitorarli con i più moderni strumenti software che sulla base del lavoro svolto tra risposta cardiaca e potenza erogata, riescono a dare un “peso” alla seduta.


Purtroppo oggi non c’è una regolamentazione legislativa per la somministrazione dei piani di allenamento, si passa dal fai da te alla consulenza di alta specializzazione con attestati di laurea di tutto rispetto e titoli federali, nel mezzo troviamo sciamani e santoni che scopiazzano schede vendendole per buone. I lavori devono essere visti come un farmaco con tanto di dosi efficaci e dosi letali, si “gioca” con la fisiologia dell’individuo e nella maggior parte dei casi, l’atleta amatore si allena come può e come sa, per sentito dire, magari senza saperne il motivo. Ancora peggio quando gli stessi atleti si rivolgono ai campioni del momento che senza scrupoli dispensano consigli abusando della salute dell’atleta. Il “campione” che vince il salame sottovuoto è tale perché è già nato con determinate caratteristiche, e nasce con i geni da atleta Top e di certo non potrà essere in grado di far diventare campione l’aspirante di turno con un riadattamento dei suoi piani di allenamento. Il rischio è proprio quello di sfinire l’atleta bruciando quel poco che è rimasto. L’overtrainig in questo caso è dietro l’angolo.


Esistono due tipi di sovrallenamento che coinvolgono il sistema nervoso, quello a stimolazione ortosimpatica e parasimpatica. La prima è causata generalmente da lavori di forza con ipereccitabilità neuromuscolare, c’è la compromissione della qualità del sonno, quindi insonnia, stati di nervosismo, crampi, DOMS (Dolori muscolari), sudorazione notturna, aumento della frequenza cardiaca basale, aumento della pressione arterovenosa, incapacità a mantenere la concentrazione negli allenamenti e a salire di frequenza cardiaca, facilità a contrarre stati influenzali di stagione, poco appetito e perdita di peso. Se questa forma è trattata in tempo può durare da alcune settimane ad alcuni mesi. 
Mentre l’attivazione parasimpatica è causata da lavori di resistenza, tipici del running, ciclismo, triathlon e porta l’atleta ad avere una forma di miastenia, depressione, stanchezza cronica, sonno, debolezza muscolare, infortuni in cascata, fibromialgia, aumento ponderale per alterazione ormonale, si tende ad accumulare più facilmente grasso, asse ipotalamo-ipofisi-surrene destabilizzato, riduzione della frequenza cardiaca basale che a volte la si confonde con un buon adattamento allo sforzo ed infine si è letteralmente impossibilitati a praticare lo sport tanto amato per una forma di debolezza cronica.

L’attivazione parasimpatica è più grave di quella ortosimpatica, è a compromissione ipotalamica, ed è anche successiva all’aggravarsi di quella ortosimpatica. La prognosi va da alcuni mesi fino ai casi più gravi ad alcuni anni. Questa sindrome è ben conosciuta in ambito medico-sportivo, così come tra i laureati in scienze motorie e tra i preparatori federali dotati della giusta etica professionale. Bisogna diffidare di esperti ed improvvisati conoscitori del settore quali stessi amici sportivi, negozianti, pseudo-preparatori, massaggiatori, … Potrebbero approfittare della debolezza psicologica del momento per parlare di pratiche non convenzionali. 

Si pratica sport per migliorare la salute e non per comprometterla!

Diversamente, esiste una forma più leggera, rappresentata da una caduta prestazionale che è ben conosciuta e indotta dai preparatori che porta ad una forma di adattamento/supercompensazione oltre i limiti fisiologici dell’atleta. Trattasi di Overreaching o sovraffaticamento. E’ una pratica molto pericolosa, perché è l’anticamera del sovrallenamento ma un buon preparatore sa di cosa si tratta, in quindici giorni di tapering (preparazione alla gara) l’atleta si ritrova al massimo della forma atletica.


In conclusione per chi volesse praticare l’attività sportiva di resistenza ai suoi migliori livelli prestazionali, deve necessariamente affidarsi a personale specializzato e riconosciuto dal mondo scientifico e dalle federazioni. I rischi di ritrovarsi in pessime condizioni atletiche sono alti e porteranno ad una drastica riduzione della performance, tutto quello che è stato costruito in mesi/anni di attività viene vanificato a causa di una fisiologica dipendenza da sport e non conoscenza della materia. 

Se ti vuoi bene, affidati a chi può farti diventare il campione che hai sempre desiderato.